Laghi Palo, Verdarolo e Scuro.

Zona dei 100 laghi, Appennino Tosco Emiliano.
Un piccolo assaggio dei "cento" laghi di questo bucolico pezzo di Appennino. Siamo nei Tosco-Emiliani, tra le provincie di Reggio, Massa e Parma, zona di confine tra chi produce il parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma, zona intricata di valli e boschi, dove il tempo sembra essersi fermato, il respiro è lento come il passo e "rischi" di sentire il tuo cuore che batte.


Ci siamo avventurati in una due giorni sugli Appennini Tosco Emiliani, un po’ lontani a dire il vero se hai poco tempo, i giorni prima e dopo sono andati via quasi interamente per il viaggio. Nella zona dei cento laghi, nella zona dell’Alpe di Succiso, a cavallo tra le provincie di Reggio, Massa e Parma; gran bella zona, intricata, aerea quando sali, un mare di creste verdi con vista mare sul golfo di La Spezia e con i profili delle Apuane che ti fanno da orizzonte sempre ad Ovest. Boscosa in basso, intricata in un dedalo di profonde valli scavate da torrenti che quasi mai diventano fiumi, ricca di paesi curati e lontani da tutto dove la vita deve scorrere lenta ma molto più che dignitosa, agiata a giudicare da come curano i dettagli. Siamo a cavallo della zona di produzione del parmigiano reggiano e del prosciutto di Parma, dove trionfa il tortello e il raviolo ripieni di erbe, funghi porcini e tartufo. Inutile dire che siamo stati bene in quel di Succiso, nell’agriturismo della Valle dei Cavalieri, frutto di una vera cooperativa e dell’iniziativa dei valligiani, che oltre aver salvato dallo spopolamento l’intera valle è riuscita a creare un indotto favorevole che grazie anche ad una lungimirante politica del parco attira turismo consapevole e scolaresche che vengono formate sulla montagna in tutti i suoi aspetti. Un esempio che andrebbe esportato dalle nostre parti, ma già sento odore di polemica per cui lanciato il sasso lascio intendere a chi vuole farlo. Oggi doveva essere la giornata dedicata all’Alpe di Succiso, il più a Nord dei 2000m. e ancora di più al complicato monte Alto, un bell’anello che avevo vissuto 8 anni fa e che volevo condividere con Marina ma il meteo ha ingarbugliato le carte e all’ultimo momento abbiamo dovuto cambiare programma, era prevista acqua e temporali nelle primissime ore del pomeriggio. Su due piedi ci siamo dovuti inventare una breve escursione, che non compromettesse quella al Succiso rimandata al giorno dopo, la zona dei cento laghi non è lontana e carta alla mano c’era da sbizzarrirsi nel concepire belle escursioni, per ogni gusto ed ogni gamba; pensando al dislivello e ai chilometri di domani ci siamo limitati ad un piccolo anello che ne toccasse tre dei tanti. Raggiungiamo in auto Prato Spilla, da Succiso Nuovo sono 20 chilometri, 30 minuti e qualche migliaio di curve, una piccola stazione da sci a 1352 m. di altezza e punto di partenza per le escursioni verso svariati laghi incastrati tra i boschi o nelle piccole vallette di altura. Puntiamo lago Palo, alle spalle del rifugio si sale sui prati della pista da sci per un breve tratto mantenendosi sulla sinistra fino ad incontrare una palina al limite del bosco (10 min), il sentiero continua all’interno della faggeta su una traccia ben marcata e sempre generosa di segnaletica, il lago compare che non te lo aspetti (+25min.), una apertura tra il fogliame e il piccolo smeraldo incastonato nel bosco e sotto un ripido costone franoso appare dal nulla. Un angolo da favola, un laghetto di montagna isolato, che assorbe i colori che ha intorno, fermo come uno specchio per assenza di vento, un vero paradiso intorno al quale, anche se non siamo affatto affaticati, sostiamo un po’. La traccia continua sulla riva destra del lago, tra gli arbusti del bosco che arrivano fin sull’acqua; dispiace lasciarlo mentre ci inoltriamo in una radura che ci apre sulla bella e ripida conca prativa incorniciata in alto dalle creste che arrivano da cima Uomo e monte Bragalata, cime alternative al giro che stiamo facendo e che regalerebbe altri laghi ed altre viste. Con una bella traccia, tra l’erba verdissima, con sentiero discretamente ripido, molto sinuoso ci alziamo progressivamente sul lato sinistro della conca, verso l’evidente forcella che spicca già dal basso, Sella Canuti. Superiamo agevolmente il dislivello, via via che si sale la vista sulla vallone chiuso e ripido si impone sempre di più, mi ricorda quella che vedremo domani alle pendici del Succiso; poco sotto la forcella spicca la vista sulla gemma di Lago Palo, da quassù ancora più incastonato e isolato, davvero una bella fotografia. Raggiungiamo Sella Canuti (+30 min.) 1696m di altezza il punto più alto dell’escursione di oggi, dove abbiamo la possibilità di scegliere come continuare il nostro anello, continuare a salire sulla destra verso Cima Canuti e scendere poi in cresta verso Lago Scuro oppure scendere subito sul versante oltre la sella per rientrare da lì a poco nel bosco e raggiungere prima lago Verdarolo; la prima scelta comportava più dislivello e più chilometri, era allettante ma l’abbiamo scartata per non affaticarci troppo e anche per non sfidare la pioggia data per certa nel primo pomeriggio. La discesa prima costeggia il bosco e poi ci entra, quasi sempre in costante pendenza, nei tratti piani incontriamo delle piazzole utilizzate dai carbonai, immagino un retaggio del passato ma ancora molto evidenti. Segnali frequenti sui faggi non fanno dubitare della direzione, il bosco è fitto e ci affidiamo completamente alla segnaletica anche perché la carta che abbiamo (Appennino Parmense Reggiano-Alta Lunigiana Ed. Multigraphic-Firenze 1:25000) non segnala la presenza di altri sentieri. Atterriamo, dopo una discesa vorticosa, sulla ampia traccia del sentiero GEA 703 (+40 min.) dove il lago Verdarolo viene dato a soli 5 minuti. Quasi in piano il lago si manifesta immediatamente, più largo del precedente e quasi inaccessibili sono le sponde completamente invase da bassa boscaglia; lo aggiriamo sulla sinistra fino a raggiungere il suo secco emissario da dove si aprono slarghi che permettono di ammirarlo in tutta la sua interezza. Il nome indica egregiamente la prima evidente caratteristica, il colore del lago, i colori della vegetazione tutto attorno vengono assorbiti dal lago e riflessi in una moltitudine incredibile di verdi, sulla sponde, non ovunque, spuntano piante quasi fosse una sorta di palude, come detto più vasto del precedente, colpisce di meno perché ha meno caratteristiche alpine ma con una piccola deviazione sulla via del rientro e riuscendo a scendere fin sulla sponda ci siamo dovuti ricredere, una bella chicca davvero. Il sentiero oltre avere una chiara traccia è ben segnalato da evidenti paline, supera l’emissario e sale di poco per poi continuare di nuovo in piano, fino a costeggiare le sponde dell’ultimo laghetto della giornata (+20 m.) Lago Scuro, incassato più in basso del sentiero, delle dimensioni di Lago Palo e dalla forma allungata di una nocciolina, è giustamente “scuro” a seconda dei riflessi addirittura quasi nero; forse perché molto incassato non riesce a ricevere sufficiente luce per riflette i colori del bosco intorno o forse per il fondale fangoso, come sembra in qualche tratto, non restituisce quasi luce. Lo aggiriamo per un tratto, le pietre arrivano fino all’acqua per cui è facile spostarsi, cogliamo le sfumature del versante opposto, più luminose e trasparenti ma sempre dalle tonalità forti verso il nero. Bellissimo, le fioriture di Pigamo colombino sulla riva regalano begli spunti per delle fotografie, anche la pioggia che inizia a scendere debole regala riflessi insoliti sull’acqua. Bellissimo davvero, permeato da una calma irreale, dal silenzio assoluto, ci rimaniamo più del dovuto catturati dalla sua unicità. Smette di piovere ma lo pensiamo come un preludio a ciò che dovrà arrivare; riprendiamo per il sentiero 703, ritocchiamo il lago Verdarolo dove come detto ci concediamo una fruttuosa perlustrazione e riprendiamo la via del rientro; riprendiamo l’ampio sentiero che taglia più o meno in piano il versante fino ad arrivare in vista di Prato Spilla; quando stiamo per arrivare (+50 min.) inizia davvero a piovere come si deve, benedetta la struttura che permette di spostare l’auto sotto una tettoia e ci consente una calma organizzazione delle cose. La butta come da previsione meteo, decidiamo di provare a spostarci in auto verso un altro lago, artificiale e più grosso, sul passo Lagastrello, il lago Paduli generato e che genera il torrente Enza. Ci arriviamo che non piove, riusciamo a trovare, scendendo un po’ il ripido pendio che scende al lago, una area pic-nic, riusciamo a mangiare i nostri panini con vista lago ma riprende a piovere, finiamo di mangiare sotto un faggio e ci arrendiamo all’esattezza delle previsioni meteo. Rientriamo a Succiso dove ci aspetta un pomeriggio di riposo in vista della sfacchinata di domani. Una bella, bellissima giornata, pochi i chilometri e non più di cinquecento i metri di dislivello, un assaggio delle montagne del parco, tre laghi stupendi incastonati in una natura rigogliosa; una bella preparazione per la giornata di domani, vero motivo di questa espatriata.